Dopo la prima al Festival di Cannes, dove il pubblico lo ha applaudito per 13 minuti, è in circolazione il film “Rapito” di Marco Bellocchio. La trama racconta la storia del “caso Mortara” che prese le mosse a Bologna nel 1858 quando le guardie pontificie di Pio IX si presentarono a casa della famiglia ebrea dei Mortara. Il figlio Edgardo di sei anni venne strappato ai genitori perché una domestica cattolica sosteneva di averlo battezzato in segreto. La famiglia e la Comunità Ebraica cercarono di riportare a casa il bambino ma Edgardo restò a Roma, in collegio, diventando un sacerdote. Un tema storico che aveva appassionato anche il regista americano Steven Spielberg che voleva ricavarne un film, idea alla quale rinunciò per le difficoltà incontrate. “Rapito” è un’opera di alto livello (il quotidiano la Repubblica lo ha definito “magnifico”, il Corriere della sera: “… un film potente, non conciliato, magnifico, disturbante, storico, metafisico ...”) e come tale sta facendo incetta di premi: nelle ultime settimane ha vinto sei “Nastri d’Argento” e il “Globo d’Oro 2023”. Bene, in questo film che sicuramente avrà un posto nella storia del cinema italiano, una scena di pochi minuti, ma importante per la trama, è stata girata nella Sinagoga di Sabbioneta. Il regista ha scelto il nostro tempio ebraico perché voleva una Sinagoga ottocentesca in perfetto stato di conservazione. A distanza di dieci anni da “Felice nel box” quindi un altro film porta i luoghi dell'ebraismo sabbionetano nel mondo. Il prossimo 10 settembre, in occasione della annuale Giornata Europea della Cultura Ebraica, sarà possibile visitare la Sinagoga e il Cimitero Ebraico tutta la giornata con ingresso gratuito.
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